Puglia, una regione da scoprire. O da “ri”scoprire in questo periodo post Covid19
Alla fine dello scorso Luglio, abbastanza inaspettatamente, mi è stato chiesto dalla rivista di viaggi con la quale collaboro, Traveller, di andare in Puglia per un lavoro di una settimana. “Inaspettatamente” per una serie di motivi. Il primo, perché fine Luglio non è periodo per un servizio fotografico in quanto, di solito in Italia e in particolare al Sud, la luce è molto “sporca” per via del caldo già forte. I colori della vegetazione, per lo stesso motivo, non sono più brillanti come in primavera quando il verde dei nuovi germogli brilla di luce propria o a Settembre quando la luce calda e radente trasforma ogni scatto in “poesia”. Stesso discorso, con le dovute differenze, per il mare, laddove ci sia. In più, i luoghi sono strapieni di turisti e vacanzieri e dunque difficili da fotografare in maniera “pulita”. Il secondo motivo, in parte corollario del primo, nel punto in cui si riferisce all’afflusso di turisti, riguarda proprio la saturazione delle strutture ricettive nelle quali un giornalista viene ospitato in maniera gratuita o a condizioni vantaggiose.
Questa volta, in effetti, non é stato il caso di preoccuparsi più di tanto perché la casa editrice si è accollata l’onere delle sistemazioni e il programma era già di nostra conoscenza ancora prima di cominciare il viaggio. Tuttavia, proprio per la richiesta maggiore, i prezzi crescono e non é, normalmente, sensato “produrre” un servizio proprio nel momento di picco della stagione turistica. Che, ripeto, coincide anche con il momento peggiore dal punto di vista fotografico a causa del calore e dell’umidità nell’aria che rende la luce di scarsa qualità. Il terzo punto, non meno importante, é che la fine di Luglio, pur non facendo io un lavoro di ufficio e dunque lontano dalla classica idea di “ferie”, è un periodo in cui si dà per scontato l’inizio del riposo “agostano”, riposo per lo meno mentale e l’inizio di un periodo programmato per fare cose per cui, durante l’anno, non si ha mai il tempo. Quindi, per tutte le ragioni esposte prima, questa richiesta di partire per la Puglia, Regione stupenda e sempre in cima alla lista delle zone preferite da fotografare, è arrivata del tutto inaspettata. Il motivo, che mi è diventato chiaro solo in seguito, per fare tutto così in fretta, era dovuto ad una serie di “paletti” e richieste ufficiali da parte della Regione per promuovere il territorio in tempi molto brevi.
Non mi addentro nella parte burocratica del lavoro, tediosa per me e, a maggior ragione, per chi legge. Ho però approfittato del viaggio “pianificato” fin nei minimi dettagli nelle zone “previste” dal lavoro, per agganciarci quattro giorni in più, qualcuno sul Gargano e qualche altro tra le saline della Regina Margherita di Savoia e alcuni luoghi che avevo in mente di fare da tanto tempo, negli orari che avevo in mente io. Riguardo ai miei timori, espressi per punti poco più sopra, invece, due parole in merito. A proposito della luce, la paura di trovare condizioni pessime di luce si é rivelata infondata. Complice un periodo di maltempo immediatamente prima del mio arrivo che ha rinfrescato e pulito l’aria con effetti protrattisi anche nei giorni successivi, ho trovato una situazione di luce per niente male che mi ha accompagnato da prima dell’alba fino a dopo il tramonto in quasi tutti i miei giri. Fortuna insperata. Per quanto concerne, invece, l’idea dei luoghi affollati tipici di zone turistiche in piena fase di picco estivo, anche qui il post Coronavirus ha giocato un suo ruolo. Posti che di questi periodi erano strapieni, con strade e stradine intasate di gente, erano al contrario stranamente percorribili con relativo agio e comodità. Lo stesso dicasi per le spiagge. Non c’era il vuoto, questo no. Ma ho visto pochissimi stranieri e ancor meno targhe straniere. Anche i locali, i ritrovi, i pub erano insolitamente “vivibili”. Qualche fila dovuta alle regole di distanziamento sociale e al buon senso, ma nulla di impossibile. Attese, laddove ce n’erano, ragionevoli e di veloce risoluzione.
Quindi anche le foto hanno risentito positivamente di un affollamento ragionevole. Alcune delle foto che seguono sono quelle create per il lavoro per le quali, ripeto, avevo dei paletti abbastanza rigidi per quanto, alla fine, la fotografia, come lo scrivere, è una forza espressiva talmente soggettiva da non poter essere “imbrigliata” più di tanto. Le altre, invece, sono quelle fatte “in libertà”. Alla fine di questa decina di giorni totali, riassumendo, mi sono ritrovato con tanti chilometri sul diario di bordo, accumulati tra Bari vecchia e Bitonto, Castel del Monte e Monopoli, Taranto e Polignano a Mare fin quasi alla fine del tacco toccando Ostuni e Otranto con il suo laghetto nel centro di un territorio rosso di una ex cava di bauxite. Spero che le foto che troverete qui sotto rispecchino l’idea che io stesso mi sono fatto, sia nel passato che in questa occasione, di una terra, la Puglia, di una bellezza profonda, atavica come i suoi ulivi e trasparente come il suo mare.