Il terzo scudetto è arrivato e Napoli fa festa
Napoli è l’unica città mediorientale che non abbia un quartiere europeo.
Edoardo Scarfoglio, poeta, scrittore e fondatore de Il Mattino
Come buona parte degli italiani ormai sapranno, il Napoli è da qualche giorno campione d’Italia per la terza volta nella sua storia, dopo ben 33 anni. In quella squadra, insieme a tanti bravi calciatori, giocava il dio del calcio, Maradona che qui in città è come se non fosse mai morto. Non starò qui a spiegare a chi è napoletano cosa significhi questo scudetto per Napoli e i napoletani. Non c’è alcun bisogno che lo faccia io anche perché per ogni napoletano ha un significato tutto personale.
Per chi non è di Napoli invece, qualche cenno generale. La squadra di calcio del Napoli è una fede per la maggior parte dei napoletani anzi si può dire che sia una malattia. Il vero tifoso del Napoli infatti è malato della propria squadra. Ed è quasi sempre una malattia “genetica” nel senso che viene tramandata di padre in figlio. Come nella vita normale il popolo napoletano non conosce mezze misure anche nel tifo vive di amore incondizionato. È un sentimento che racchiude molteplici aspetti, dal senso di rivincita verso il Nord ad una più generale rabbia verso chiunque critichi Napoli per le sue oggettive defaillance. Di cui, peraltro, tutti i napoletani sono ben consapevoli. Uscendo per un attimo fuori tema, bisogna sapere che si può parlar male di Napoli solo se si è napoletani. Qualunque “straniero” muova le stesse critiche, verrà lapidato, figurativamente parlando. Tornando alla squadra di calcio, stiamo parlando di un Davide contro Golia, dove il gigante Golia è rappresentato dalle squadre del Nord, più ricche, più titolate e “colluse” con i poteri che contano. Oggi lo scudetto del Napoli, oltre a portare la felicità a migliaia di napoletani lontani dalla propria terra, terra con la quale non hanno mai tagliato il cordone ombelicale nonostante la distanza, ha reso “pazzi” i napoletani di Napoli. Scene di gioia, di festa come non se ne vedevano dai tempi di Maradona, per l’appunto, l’unico che riuscì nell’impresa mai verificatasi prima, di battere le più titolate e attrezzate squadre del Nord. E per molti, il più grosso rimpianto è quello di non avere accanto il nonno, il papà o lo zio dai quali si è ereditata la malattia per gioire con loro dopo tanti anni di attesa. Sappiamo tutti che Napoli è una città con molte criticità, ma oggi è tempo di festeggiare e in questo i napoletani sono maestri. E’ la loro cifra stilistica ed è il motivo per cui chi viene a Napoli, spesso con pregiudizi poco lusinghieri, scopre invece tutto un altro mondo fatto di tolleranza, di quieto vivere, di arte dell’arrangiarsi ma soprattutto di accoglienza totale. L’importante è ricordarsi di non parlare male di Napoli e soprattutto “del” Napoli. Le foto che seguono sono un breve percorso dai giorni precedenti alla conquista dello scudetto fino alla gioia finalmente libera di esplodere in strada. Sono per lo più scattate nei Quartieri Spagnoli, dove c’è l’ormai famoso altare a Maradona o nei Decumani o, ancora, nelle centralissime via Toledo e piazza del Plebiscito